Il valore e il futuro del cortometraggio secondo Jacopo Chessa
Jacopo Chessa, direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio, ci offre una visione complessa ma vivace di questo particolare prodotto filmico, vera e propria officina di nuovi talenti (per chi non lo sapesse, il Centro Nazionale del Cortometraggio è l’agenzia di promozione e distribuzione del cortometraggio in Italia e anche oltre i confini nazionali).
In Italia finalmente il mercato del cortometraggio sta cominciando a espandersi, soprattutto se si pensa al panorama televisivo, ma ancora c’è molto da fare. Jacopo Chessa preferisce parlare di «un mercato di talenti, dove i giovani registi si aprono a esperienze professionali più complesse».
Andando più a fondo nell’analisi del mercato, emerge che in Italia, rispetto ad altri paesi europei, c’è meno attenzione alla distribuzione: «Un problema o forse una cattiva abitudine italiana è che la produzione di cortometraggi non si affida a distribuzioni efficaci, a differenza di quanto accade all'estero. Se il primo passo è cercare un distributore attivo, il secondo è realizzare una buona strategia che permette la promozione e la distribuzione del film all’interno dei circuiti festivalieri».
Sicuramente, per un regista emergente o anche più affermato vincere un festival è una carta da non sottovalutare. Precisa Chessa: «Ci sono molti festival generalisti che cambiano il futuro di un corto, ad esempio Cannes: un film presentato lì aumenta inevitabilmente la sua visibilità. Oppure il Festival International du Court Métrage à Clermont-Ferrand, fra i più importanti festival di cortometraggi del mondo, che non ospita necessariamente anteprime internazionali, quindi il cortometraggio può aver già partecipato ad altre kermesse e continuare così il suo percorso di distribuzione».
Il CNC promuove in modo diversificato la valorizzazione del corto. Sono tanti i progetti che vengono portati avanti, fra cui in primo piano la seconda edizione del Torino Short Film Market, che si terrà tra il 29 novembre e il 1° dicembre 2017, finalizzato sia alla produzione che alla vendita di cortometraggi. «Il TSFM nasce nel 2016 e rappresenta un appuntamento professionale in Italia tra gli addetti ai lavori, realizzato in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e il Torino Film Festival. Del resto, il nostro ruolo come agenzia del corto è aiutare il più possibile la produzione italiana a emergere e a uscire dai confini nazionali, anche attraverso l’azione degli Istituti di Cultura».
Un altro dato su cui riflettere, prosegue Chessa, è la diffusione del cortometraggio nelle sale cinematografiche: «C’è da dire che la visione del cortometraggio in sala non sempre viene accolta con entusiasmo dagli esercenti. Per aumentare questa presenza si agisce principalmente in due modi: proponendo dei filmati brevi durante l’Italian Short Film Day, in occasione del giorno più corto dell’anno, ovvero il 21 dicembre, e realizzando una programmazione ad hoc nei cinema di provincia, dove l'attenzione del pubblico è maggiore rispetto alle grandi città perchè l'offerta culturale risulta meno ampia e quindi anche meno dispersiva».
Si tratta insomma di occasioni di incontro per offrire a un pubblico generalista una finestra sul mondo del cortometraggio. Un altro progetto importante è abituare gli studenti alla visione degli short film: «Sono stati distribuiti otto programmi per le scuole secondarie di primo e di secondo grado e ottenuto circa 100 adesioni. È un ottimo risultato, e in generale mostra un’apertura nel considerare il cortometraggio uno strumento didattico, di insegnamento».
Per completare il quadro, il direttore ci svela le caratteristiche per lui vincenti del cortometraggio:
- non superare i 20 minuti
- usare poca musica e inserirla solo dove è necessaria
- utilizzare attori professionisti
- curare la scrittura dei dialoghi
«Il riscontro del corto nei festival - conclude Chessa – è sempre molto positivo: lo short film piace perché condensa l’estetica e l’ambizione cinematografica».